Formazione dei 72 Nomi di Dio
Riguardo alla formazione teorica dei 72 Nomi di Dio vi rimando a siti specializzati che trattano la Cabala in quanto la materia è complessa e riservata agli studiosi di questa antica fonte di saggezza. Trovate qui sopra in “Materiali” un file pdf, scaricato da cabala.org, che spiega in modo abbastanza semplice come sono stati ricavati i 72 Nomi di Dio e il significato di questa operazione spirituale. Anche il video sotto, più evocativo che tecnico, mostra la formazione dei nomi ricavati dai tre versetti 19,20,21 del capitolo 14 dell’Esodo della Bibbia.
“Sappiamo che secondo la Kabbalah i tre versetti 19, 20 e 21 (ciascuno composto da 72 lettere) del capitolo 14 dell’Esodo cela il codice dei 72 Nomi di Dio: “l’Angelo di Dio che stava davanti al campo di Israele si mosse e si pose dietro di loro. Anche la colonna di nube si mosse e dal davanti passò indietro, venendosi a trovare fra l’accampamento degli Egiziani e quello di Israele. Questa nube da un lato (cioè per gli uni) era tenebrosa, dall’altro (cioè: per gli altri) rischiarava la notte. Così gli uni non poterono avvicinarsi agli altri per tutta la notte. Allora Mosé stese la mano sul mare e l’Eterno, durante tutta la notte, ritirò il mare con forte vento da Oriente, rendendolo asciutto; e le acque si divisero”. Ora, la prima lettera della radice del Nome di questo Angelo, qui Mem, è la quattordicesima lettera del cap. 14, versetto 19 dell’Esodo: dunque l’ultima lettera del nome divino (in ebraico Elohim). La Beth proviene da una parola che significa “avvicinamento”, e la Hé dalla parola che significa il mare. Il trigramma Meb (Mabah) assume dunque il significato di una apertura verso la liberazione della coscienza. L’origine di queste lettere ci dà anche l’immagine di una strada di salvezza contro tutti i tipi di conflitti e di discordie: questo Angelo mostra che l’emozione può essere placata attraverso la comprensione dei disegni divini nelle nostre vite, in lui troviamo dunque conforto morale e con il suo aiuto siamo in grado di accettare le ingiustizie senza subirle, sapendo anche perdonare chi le ha causate (interpr. C. Muller e J. M. Baudat).“